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PATASSINI (LEGA): “Contro il caro bollette a tutela di famiglie ed imprese”

L’intervento in Parlamento dell’On. Patassini del 23.09.2021 per presentare la mozione della Lega contro il caro bollette a tutela di famiglie ed imprese.

TULLIO PATASSINI(LEGA). Grazie, Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, con il progressivo allentamento della crisi pandemica da COVID-19 stiamo assistendo a una decisa ripresa dell’economia mondiale. La stessa Italia sta crescendo a ritmi importanti: nei primi due trimestri è stato segnato un più 4,7 per cento, con una stima a fine anno di toccare anche il 6 per cento, addirittura in linea con la crescita del PIL mondiale. Crescono esportazioni e importazioni, rilanciando il nostro sistema produttivo a livello internazionale. Le stesse imprese nazionali stanno registrando buoni segnali di ripresa e di fatturato, dimostrando ancora una volta che il è elemento trainante per lo sviluppo della nostra economia.

Questa intensa crescita mondiale, in particolare nel , ha portato a un generalizzato aumento delle materie prime. Ricordiamo recentemente come ci sia stata e ci sia ancora una forte tensione sui prezzi dell’edilizia; in quell’occasione, grazie ad un forte intervento del gruppo Lega e del Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, è stato approvato un emendamento al “Sostegni-” per intervenire con 100 milioni di euro per calmierare i costi delle materie prime. È chiaro che questo aumento generalizzato dei prezzi è fonte anche di una crescente domanda di energia da parte del sistema industriale mondiale. Solo in Italia abbiamo avuto il boom del costo dell’energia elettrica: siamo arrivati, ormai, a 200 euro a megawatt rispetto a un prezzo medio nel 2020 – chiaramente era un anno di crisi – di soli 38; ma, se questo prezzo è rapportato ai primi sei mesi del 2021, siamo ben oltre i 77 euro a megawatt raggiunti. Su questo possiamo stimare un incremento del costo della bolletta e della spesa energetica nazionale che potrà arrivare a toccare i 53 miliardi, ben oltre 10 miliardi rispetto a una media storica. Il solo pensiero di prevedere ulteriori aumenti, fino al 40 per cento, da parte del gruppo Lega non è assolutamente concepibile. Ma perché questi aumenti? Vorrei porre la domanda in quest’Aula e all’attenzione dei colleghi presenti. Perché ci sono questi aumenti? Ci sono scelte internazionali, ma ci sono anche scelte europee, soprattutto in termini di decarbonizzazione. Ricordiamo che la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha espresso una forte spinta sul europeo, una strategia di crescita mirata a trasformare l’UE in una società giusta e prospera, dotata di un’economia moderna ed efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva. Nel 2050 non verranno generate emissioni nette di gas serra. Cosa comporta questo? Ovviamente, negli successivi, nel 2030, chiediamo che le emissioni vengano ridotte – e l’Europa questo chiede – di almeno il 55 per cento, ben oltre il livello già fissato del 40. Gli strumenti messi in campo dall’Europa per questo progetto sono, ovviamente, la decarbonizzazione nei vari settori e l’utilizzo più massivo del sistema per lo scambio delle quote di emissione, gli ETS. La domanda che vorrei porre a quest’Aula in questo momento è: siamo sicuri, siamo decisi, siamo convinti che questa forte accelerazione sia la via migliore da seguire per il futuro dell’Italia e dell’Europa? Da tempo noi, come gruppo Lega, parliamo di decarbonizzazione sostenibile: vi sono, da una parte, questioni di sostenibilità ambientale, di consumo di suolo, di impatti sull’ecosistema, con la necessità di promuovere, comunque, soluzioni tecnologiche che riescano a contemperare la transizione ecologica con un’adeguata tutela e protezione dell’ambiente. Ma addirittura la sostenibilità ambientale – questo è il punto fondamentale – non può prescindere da una sostenibilità economica e sociale, dalla tutela delle famiglie più vulnerabili, dei più poveri e dal contenimento, in particolare, delle ricadute sulla competitività nazionale ed europea del nostro sistema industriale.

Un dato che deve essere chiaro non solo agli onorevoli colleghi, ma anche a tutti gli italiani: l’Europa è responsabile solo per il 9 per cento delle emissioni globali di CO2. Quindi, se vogliamo veramente combattere il cambiamento climatico, serve un accordo a livello internazionale, direi a livello mondiale. Purtroppo, al di là dei proclami, questo accordo non è ancora nei fatti, è ancora al di là da venire. Addirittura, i Paesi che storicamente sono più inquinatori e attualmente sono i più inquinatori, tendono a rinviare qualunque decisione che li coinvolga direttamente. Faccio degli esempi concreti: il carbone. Il carbone storicamente è la materia prima a più basso costo, con un importante potere calorifero, utilizzata dai tempi della rivoluzione industriale per produrre energia. Chiaramente è una materia prima che ha un’elevata emissione di CO2. Cosa ha fatto l’Italia? L’Italia ha 8 centrali a carbone, che entro il 2025 si è impegnata, comunque, a riconvertire. Cosa fanno gli altri Paesi? La Germania intanto attende il 2038 e non il 2025; in più, di centrali ne ha 280 e addirittura ne ha realizzata una l’anno scorso. In Europa, quindi, abbiamo un’asimmetria economica e competitiva assolutamente non concepibile. La Germania, con le sue centrali inquinanti a carbone, sostiene addirittura il 40 per cento della produzione di elettricità. Cosa fanno i cinesi? I cinesi sono i paladini dell’ambiente? I cinesi, addirittura, di centrali a carbone ne hanno costruite a centinaia. Qual è la motivazione? Dobbiamo sostenere il nostro sviluppo e la nostra ripresa economica, dobbiamo sostenere il sistema industriale cinese e quindi utilizziamo l’energia più a basso costo disponibile: quella del carbone. Secondo una ricerca finlandese, la Cina ha costruito fino al 2020 centrali a carbone per una potenza pari a più del triplo di quella installata da tutti gli altri Paesi mondiali. È come se noi costruissimo una centrale a carbone a settimana. Allora, se la decarbonizzazione deve essere la via centrale per salvare il nostro pianeta, è evidente che questa decarbonizzazione deve avvenire per tutti in modo eguale e concreto. È risaputo ormai che la maggior parte dei componenti per la realizzazione di impianti che poi serviranno per produrre energia rinnovabile provengono dalla Cina. E quindi cosa fa la Cina? Per sostenere la folle deriva, la folle corsa, il folle impeto europeista nella realizzazione della transizione verso il rinnovabile, aumenta le produzioni e inquina. Continuo a ricordare che l’Europa incide, come emissioni di CO2 , solo per il 9 per cento, la Cina il 28. E non è questo che serve per combattere il della nostra bellissima Terra.

Uno studio dell’Agenzia internazionale dell’energia, infatti, rivela che l’inquinamento da CO2 toccherà un massimo storico, nel 2023, a 3,5 miliardi di tonnellate. Forse la CO2 si ferma ai confini nazionali? Forse decidiamo di desertificare il sistema economico europeo per dimostrare di essere i più ecologisti, i più bravi del mondo? L’Italia, tramite il PNRR, per la rivoluzione verde e la transizione ecologica ha destinato 60 miliardi di euro. Questi 60 miliardi di euro devono essere necessari per sostenere il nostro sistema economico, non per finanziare le industrie cinesi, perché altrimenti noi avremo indebitamento, acquisto di materiale cinese e sostegno all’industria cinese. Rischiamo di far navigare il nostro Paese nel bel mezzo di una tempesta perfetta. I pesanti aumenti dell’energia, infatti, colpiscono pesantemente sia le famiglie, con gli aumenti in bolletta, direttamente e indirettamente per effetto dell’aumento dei costi di produzione, sia le attività economiche italiane.

Ma questa transizione ecologica ha un altro contraccolpo: gli ETS, cioè le aziende che inquinano di più possono acquistare sul mercato certificati ecologici, che contribuiscono alla decarbonizzazione. È evidente che anche qui c’è stata un’esplosione, derivante, in parte, all’aumento dei costi e, in parte, dalla speculazione. Per l’Europa e per l’Italia è interessante un energetico: impegno su energia solare, energia eolica, geotermica, idroelettrica e biomassa. E il gas è lo strumento da tenere in considerazione, in particolare…

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