Il mio intervento in aula di lunedì 28 giugno relativo al fondo complementare al Pnrr per gli investimenti e Sistema di Istruzione e formazione tecnica superiore, discussione generale
Grazie, Presidente, onorevoli colleghe e colleghi. Come già altri hanno anticipato, oggi abbiamo in discussione il Fondo complementare al Piano nazionale di ripresa e resilienza, un importante intervento economico a sostegno del nostro sistema produttivo e imprenditoriale d’Italia di 30,6 miliardi. Infatti, talvolta in quest’Aula dimentichiamo che abbiamo combattuto una guerra difficile, una guerra importante, contro un nemico sconosciuto ma insidioso – il COVID -, che ha causato un calo del PIL nel 2020 di quasi il 10 per cento: sono miliardi di euro che sono stati sottratti al nostro sistema economico e produttivo. L’Italia ha saputo reagire – sta reagendo – e oggi è il primo giorno – vorrei ricordarlo ai colleghi – in cui all’aperto non indosseremo più la mascherina, come primo segno di ritorno alla normalità.
I dati sanitari sono in miglioramento, c’è meno pressione negli ospedali e, quindi, è giusto anche ricominciare a vivere e riprendere quel percorso di normalità che è stato interrotto. Come dicevo prima, è una guerra che ha lasciato tante tracce, combattuta dai nostri medici, dal nostro personale sanitario, purtroppo con qualche vittima, qualche nostro concittadino che ci ha lasciato. Ma, in realtà, è una guerra che ha lasciato profondi segni nell’economia. Noi confidiamo e siamo consapevoli che il 2021 e il 2022 saranno gli anni della rinascita, della ripartenza; le previsioni danno un PIL italiano sopra il 4 per cento in entrambi gli anni. Questa è la vera sfida che dobbiamo combattere: riuscire a recuperare in due anni, due anni e mezzo, il terreno perso e riprendere quel percorso di sviluppo che l’Italia ha e merita. Chiaramente è stata una battaglia internazionale. Solo il commercio mondiale – l’abbiamo visto nella relazione al DEF – ha perso oltre il 5 per cento. Questo sistema di scambi sta tornando, ma deve anche far ripensare il nostro modello industriale, un modello industriale globale che non può prevedere solo Paesi produttori e Paesi consumatori, ma un modello industriale che al suo interno abbia Paesi consumatori e produttori allo stesso tempo. Questo è l’aspetto fondamentale.
In questi sei mesi il Governo Draghi è intervenuto fortemente nel sistema economico e industriale italiano, con il “decreto Sostegni” e abbiamo in discussione prossimamente il “Sostegni-”, abbiamo pronti 72 miliardi di euro, di cui una parte sono stati erogati e una parte sono in corso di erogazione. È una scelta importante per far ripartire il sistema. In questa guerra il nostro Piano nazionale di ripresa e resilienza è stato approvato dall’Europa con 10 A. Penso che poche volte l’Italia ha avuto un consenso così importante a livello europeo. E Cinecittà non è il cinema, come qualcuno ha detto. L’incontro tra Draghi e Ursula von der Leyen nasce in uno dei luoghi fondamentali dello sviluppo economico dell’Italia, una realtà realizzata, da un punto di vista urbanistico ed edilizio, prima e durante la guerra, ma che, in realtà, simboleggia la capacità dell’Italia di essere forte e presente sul mercato internazionale. Infatti, l’Italia è manifattura, è turismo, è cultura, è ambiente, è anche cinema. Spesso noi non apprezziamo adeguatamente la forza e la capacità del popolo italiano di essere reattivo alle sfide che abbiamo. Anche questo Fondo complementare, 30,6 miliardi, un grande esempio dell’Italia, che vuole rinascere e, quindi, investe, oltre ai fondi europei, somme proprie. Un totale di 235 miliardi, derivanti dai fondi del , dal e dal Fondo complementare al PNRR. Tra l’altro, questo Fondo è una cinghia di trasmissione, è un modo per velocizzare, anticipare e meglio modulare gli investimenti che verranno fatti con il PNRR. I primi 25 miliardi sono già in arrivo grazie alle 10 A che l’Italia ha preso in Europa, come qualcuno di noi, tornando genitore, il cui magari figlio torna da scuola e incassa, grazie al lavoro svolto, 10 A. Una cinghia di trasmissione importante per poter andare come un ammortizzatore, come un cuscinetto, a sopperire magari a delle temporalità. La nostra emergenza è mettere in campo somme velocemente e in maniera efficace. Viene, in questo modo, incrementato il Fondo per lo sviluppo e la coesione, proprio quel Fondo nato per rimuovere gli squilibri economici e sociali del nostro Paese, dove vi sono investimenti importanti sia al Sud che nelle aree interne al nostro Paese, quelle dove il fallimento di mercato potrebbe portare a un progressivo spopolamento di quei territori. Un Fondo per lo sviluppo e la coesione 2021-2027 con cui potranno essere finanziati grandi opere, ma anche interventi funzionalmente connessi. Finalmente avremo la possibilità di monitorare l’avanzamento delle nostre opere, perché ci sarà una cabina di regia. Chiaramente la Presidenza del Consiglio dei Ministri farà un’opera di coordinamento e monitoraggio e, per ciascuna opera, per ciascun intervento, per ciascun euro speso in Italia, verranno definiti obiettivi iniziali, intermedi e finali. Questo perché vorremmo essere anche pronti, efficaci e capaci di rispondere velocemente alle esigenze di questo Paese. Addirittura, qualora una amministrazione non sia in grado di spendere in maniera efficace ed efficiente quello concesso, vi è anche la possibilità che lo stesso finanziamento – ovviamente con le modalità previste nel decreto – venga revocato. E le risorse disponibili verranno redistribuite fra i migliori, cioè attraverso sistemi premianti, per cui chi si è comportato meglio nell’utilizzo delle risorse potrà utilizzarle per ulteriori opere. Le opere, le iniziative e i progetti sono veramente tanti, quelli previsti dal Fondo complementare e dal PNRR, ma sono tutti in coerenza con gli obiettivi europei, in particolare con gli obiettivi climatici, ovvero il mantenimento di un livello di tutela e di salvaguardia dell’ambiente, a livello di mitigazione, adattamento, uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine, a livello di economia circolare, di prevenzione e riduzione dell’inquinamento, protezione e ripristino delle biodiversità e degli ecosistemi. Ricordo a quest’Aula che abbiamo degli obiettivi sfidanti a livello di decarbonizzazione: nel 2030, il 70 per cento della nostra energia elettrica dovrà essere prodotta da fonti rinnovabili e, addirittura, a livello europeo e mondiale, avremo l’obiettivo importantissimo, nel 2050, di raggiungere la neutralità climatica. È un percorso difficile, un percorso che l’Italia sta affrontando. Solo per dare qualche numero, noi avremo bisogno di mettere a terra 70 gigawatt di rinnovabili nei prossimi 9 anni. Al momento siamo in ritardo, perché abbiamo messo a terra meno di 1 gigawatt all’anno. Quindi, il percorso è difficile. Per questo è in discussione nei prossimi giorni ed è già all’attenzione delle Commissioni competenti il “decreto Semplificazione”, perché spesso l’imprenditorialità, la capacità, il genio italiano, viene bloccato da lacci e lacciuoli burocratici. Noi abbiamo bisogno di liberare risorse ed energie, in particolare in questo momento difficile, in questo momento in cui stiamo uscendo dall’emergenza COVID e dobbiamo rilanciare il nostro tessuto economico e produttivo. Abbiamo bisogno di utilizzare nel processo di decarbonizzazione ogni energia e ogni fonte alternativa al fossile:
idroelettrico, eolico, idrogeno, non solo l’idrogeno verde, ma anche l’idrogeno blu, visto che il nostro Paese ha bisogno di una transizione ecologica che sia economicamente e industrialmente sostenibile, biocarburanti e GNL. Tra l’altro – e porto solo un esempio – uno dei progetti finanziati da questo Fondo complementare è l’importante intervento al largo delle coste di Ravenna. Lì veramente sta nascendo e nascerà un polo energetico di 500 megawatt, in cui verranno sfruttati e utilizzati al massimo il vento, il sole e l’idrogeno. Infatti, noi italiani siamo anche in grado di poter fare grandi cose e l’abbiamo dimostrato in tutto il mondo. L’obiettivo che vorremmo porci è che ogni euro utilizzato oggi sia e diventi effetto leva per lo sviluppo del futuro, ogni euro impiegato diventi moltiplicatore per far crescere industrie, infrastrutture, posti di lavoro e benessere per i nostri cittadini, soprattutto, come ho detto prima, nel comparto ambientale, ma anche nel comparto dell’innovazione tecnologica. Addirittura in questo Piano sono previsti 500 milioni di euro per la realizzazione di interventi di rilevante impatto tecnologico, per attività di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale di numerosi progetti, guidati dal MiSE, dal Ministero dello Sviluppo economico, dove il Ministro Giorgetti sta lavorando egregiamente per rilanciare in maniera forte e decisa questo Paese. Con il Ministro Giorgetti si è vista una nuova marcia, si è vista la capacità di questo Paese di reagire e di poter utilizzare in maniera positiva la sinergia tra pubblico e privato. Tra l’altro, questi progetti comprenderanno, come ho detto prima, la produzione di idrogeno anche in aree industriali dismesse. Obiettivo è ridurre il consumo di suolo e recuperare il nostro bel Paese.
Ma non solo: addirittura valorizzare gli impianti di produzione innovativi sia che e valorizzare progetti privati tra i 5 e i 40 milioni di euro. Aspetto fondamentale è investire nel nostro sistema produttivo almeno 5 miliardi di euro nella Transizione 4.0, per l’acquisto di beni strumentali, per permettere alle nostre imprese di essere competitive sul mercato internazionale dei beni tecnologici, dei beni innovativi, ma anche dei beni di consumo, dei beni di mas market. Quindi, come dire, un ex super-ammortamento che è stato rivisto e riadattato al variare dei tempi.
Ma questo Fondo complementare non dimentica alcun settore e, in particolare, l’agricoltura. Faccio un esempio: i contratti di filiera. Nel PNRR, nel Fondo complementare, sono stati previsti 1,2 miliardi per i contratti di filiera, per i settori agroalimentari, della pesca, dell’acquacoltura, della floricoltura e del vivaismo, perché la nostra agricoltura di qualità ha bisogno di una filiera dal campo al carrello del nostro consumatore per poter essere adeguatamente valorizzata, evitando importazioni di cibo che non sia garantito da un punto di vista di salubrità pubblica e, in realtà, creando di quei rapporti sinergici per cui il Made in Italy sia assolutamente garantito. Le statistiche dicono che l’Italia, quindi l’imitazione di prodotti agricoli in Europa e nel mondo, costi all’Italia tra i 70 e i 100 miliardi di euro di mancate vendite. Questo è un che va colmato e che dobbiamo colmare. Come? Certificando sempre di più le nostre filiere, valorizzando le nostre filiere, valorizzando l’agricoltore, che spesso, in questo percorso, è la parte che economicamente rimane più debole, e rilanciando ancora di più, come stanno facendo i nostri Ministri – il Ministro del Turismo Massimo Garavaglia, il sottosegretario Gian Marco Centinaio all’agricoltura e lo stesso Ministro Giorgetti -, il Made in Italy, che è un insieme di cose, ma che ha in sé il fascino dell’Italia, nell’agroalimentare e, come ho detto prima, nell’alta tecnologia. E qui porto un altro esempio: l’ecosostenibilità delle produzioni agricole e, quindi, valorizzare i distretti e il biologico, perché il 25 per cento di questi interventi andrà a favore del biologico. E qui ricordo le Marche, con cui stiamo lavorando in maniera forte e intensa, affinché diventino il primo distretto italiano a livello di biologico. Poi, per rimanere in ambito di aree interne e di Marche, in questo Piano complementare, sono previsti 1,78 miliardi di euro a favore delle popolazioni terremotate che hanno subito, prima, il sisma del 2009 e, poi, il sisma del 2016, che hanno lasciato forti segni sul tessuto urbanistico ed economico di quei territori. Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio, aree interne che già soffrivano un progressivo spopolamento che, grazie a questi interventi economici, potranno tornare a rivedere il futuro, potranno rinascere, perché abbiamo tantissime aree interne nel nostro Paese e proprio una strategia per le aree interne deve essere ancora di più calata su questo territorio, e calata da questo Parlamento su quei territori. In questo Fondo complementare sono previsti 300 milioni di euro proprio per le aree interne, a livello di rete viaria, dissesto idrogeologico, cura dell’ambiente. Sono somme importanti, perché, pensate che, in quindici anni, in questo Paese sono stati investiti 480 milioni; noi investiamo 300 milioni solo in un anno. Sono territori che, ormai, occupano il 50 per cento del territorio italiano, il 60 per cento dei nostri comuni, addirittura il 22 per cento della popolazione, ma sono luoghi dove è più difficile fare impresa, dove è più difficile vivere e dove l’intervento dello Stato deve essere più forte.
Noi abbiamo un sogno, ma un sogno che diventerà realtà: quello di dare – oltre la ricostruzione urbanistica, che è già partita grazie all’attività delle regioni, degli uffici speciali per la ricostruzione, del Commissario per la ricostruzione – un forte segnale a livello di sviluppo socioeconomico, perché sono le aree di cerniera della nostra Italia, sono le aree di cerniera tra il Tirreno e l’Adriatico. Per questo, come gruppo Lega, abbiamo già depositato, a dicembre, una proposta di legge che valorizzi proprio lo sviluppo economico di quei territori: che sia una zona economica speciale per il sisma, ma che vada oltre; che siano, come va di moda nel modello anglosassone, degli interventi economici fiscali calati proprio su quei territori, perché sono territori che hanno delle peculiarità importanti, ma sono anche territori che, con un po’ d’aiuto, possono partire più forti e più saldi di prima. Addirittura, c’è il progetto, in questo Fondo complementare, per lavorare verso la transizione digitale di quei territori: quindi, sono previsti 800 milioni per creare delle case dei servizi alla cittadinanza, dove sia possibile accedere con Internet a banda larga, ma dove sia anche possibile avere uno sportello di prossimità con tutti i servizi. C’è già un progetto previsto di 4.800 comuni, con l’ufficio postale – che spesso è l’unico presidio dello Stato in quei territori – che diventi punto di riferimento anche per i cittadini che devono, magari, prenotare una visita sanitaria o devono poter fare una domanda o devono. Comunque. accedere ai servizi innovativi. Ma, addirittura, andando oltre, creare degli spazi di nei paesi e nei centri medi di questi piccoli comuni, cioè fare sì che vivere sulla costa o vivere nelle aree interne diventi una scelta e non una necessità. Questo è l’aspetto fondamentale.
Da qui, questo fondo complementare interviene in maniera forte sulla rigenerazione urbana anche delle nostre periferie, che necessitano di diventare belle per poter essere dei bei luoghi dove vivere. Quindi, efficientamento, riqualificazione, razionalizzazione degli spazi, addirittura utilizzando il sistema dei piani urbani integrati, laddove qui sono previsti quasi 3 miliardi di euro. sociale, rigenerazione urbana, ma, addirittura, , quindi sistemi veramente in cui sia bello vivere. In questo caso, l’attenzione per tutti deve essere quella di limitare il consumo di suolo in ogni parte d’Italia e valorizzare, invece, iniziative, pubbliche o private o in tra pubblico e privato, di copartecipazione, cofinanziamento, perché recuperare una nostra area dismessa significa non solo fare un’operazione urbanistica, ma fare anche una grandissima operazione sociale, soprattutto per i nostri giovani, anche a livello di integrazione, perché un luogo bello diventi bello. Ma, addirittura, in questo Fondo, finalmente c’è la previsione, per 4,3 miliardi di euro, di prorogare superbonus e sismabonus, in particolare, per gli Istituti autonomi case popolari e per i condomini, quindi arrivando fino al 2023 e potendo finalmente avviare l’efficientamento energetico anche di queste importanti e grandi strutture.
Ma da qui vorrei allargarmi a un altro aspetto: il recupero del nostro patrimonio urbano arriva anche attraverso il recupero del nostro patrimonio artistico urbano. Ovvero, noi abbiamo tantissimi palazzi, castelli, ville che sono di proprietà privata, ma che hanno un ruolo pubblico per la posizione strategica, per poter essere ben inseriti in tessuti urbani. Su questo, chiaramente, come Parlamento e come Governo, va fatto un ragionamento per permettere anche, attraverso adeguate forme di incentivazione fiscale, il recupero del patrimonio privato di elevato livello artistico, ma anche in generale, perché quante volte ci sono dei bellissimi castelli i cui proprietari, purtroppo, per il costo stesso, non sono in grado, spesso, di poterli recuperare? Quindi, questo è un aspetto che va considerato.
E da ultimo – grazie Presidente, per il tempo che ha concesso – vorrei dire che lo sviluppo delle aree interne passa anche per la maggiore sinergia tra aree interne e sistemi portuali e aeroportuali. Questo è un aspetto fondamentale e in questo Fondo complementare sono previste somme importanti – quasi 10 miliardi di euro – per il rinnovo delle nostre flotte, di bus, treni e addirittura navi, ma per quanto riguarda i nostri porti c’è veramente una scelta di valorizzare i nostri porti e di renderli ecocompatibili, con l’elettrificazione delle banchine e con lo sviluppo di sistemi integrati. Porto solo un esempio: dopo tanti anni che se ne parla, con il Governo Draghi finalmente è partita la progettazione e la realizzazione – mi auguro a breve – del passante stradale dal porto di Ancona all’aeroporto e all’interporto. Sono 100 milioni che sono stati già previsti e che permetteranno in quella zona d’Italia – e su questo l’intervento del gruppo Lega anche qui è stato veramente importante e qualificante – ai TIR di poter raggiungere l’aeroporto e l’interporto attraverso un passante stradale – e ci auguriamo che a breve diventi anche un passante ferroviario – riaprendo la stazione marittima. Nell’arco di 10 chilometri, in quel territorio, c’è veramente la possibilità di creare un sistema logistico integrato, che necessita veramente di infrastrutture. Ancona, storicamente e per mille anni, è stata la città che guardava più verso i Balcani, la città che guardava di più verso l’altra parte dell’Adriatico. Per questo, da lì occorre ragionare su un sistema per utilizzare Ancona come porta verso i Balcani, verso la Croazia, verso l’Albania, verso la stessa Serbia, come già alcuni imprenditori stanno facendo (alcuni imprenditori illuminati); per far diventare Ancona un terminale (già è un terminale di un corridoio europeo verticale, TEN-T) e incrementare ancora di più – e su questo aspetto il Governo e anche il Ministero della mobilità sostenibile stanno già lavorando – un collegamento viario e stradale tra Civitavecchia e Ancona. Quindi, tagliare in qualche modo e finalmente raggiungere questo sogno, che è la strada dei due mari: ci sono 500 milioni di euro già previsti per il raddoppio della linea Orte-Falconara; ci sono interventi che sono stati fatti sulle superstrade dalla parte laziale e dalla parte marchigiana; lavoriamo sulla continuazione di questo progetto perché è il futuro delle aree interne, ma è il futuro del Centro Italia, che passa per questo collegamento ideale; da qui, cominciamo a guardare verso i Balcani, come già da qualche mese si sta facendo. Quindi, dire che questo decreto è un decreto povero è assolutamente ingrato per il lavoro che è stato fatto: è un decreto importante.
Questo è un tassello di 235 miliardi, che verranno inseriti e che verranno utilizzati per far ripartire finalmente il nostro sistema Italia – e ringrazio il sottosegretario qui per la sua presenza e, a nome suo, tutto il Governo -, affinché ogni euro speso di questi 235 miliardi diventi un volano economico per l’Italia.