Doveva rispondere all’emergenza, a fine lockdown è ancora in cerca del suo perché oltre che di personale adeguato
Macerata, 11 maggio 2020: “I fatti danno ragione alla Lega: il centro Covid alla Fiera di Civitanova usato come tappetto sotto cui nascondere i fallimenti del PD e di Ceriscioli nella gestione della sanità marchigiana. Il tentativo estremo dell’onorevole Morgoni di spacciarne i disastri per riorganizzazione è un’impresa disperata smentita dai fatti oltre che dai massimi esponenti della sanità regionale, da scienziati, medici e personale sanitario, da sindacati, magistrati ex presidenti di regione, comitati di cittadini e professionisti”.
L’onorevole leghista Tullio Patassini torna a richiamare l’attenzione sulle criticità correlate all’ospedale Covid alla fiera di Civitanova. Doveva rispondere all’emergenza e arriva a fine lockdown ancora in cerca del suo perché oltre che di personale adeguato.
“Dopo mesi di annunci roboanti sulla necessità della struttura per fronteggiare l’emergenza, il direttore Generale dell’Asur Marche Storti corregge ancora una volta il tiro – segnala Patassini – L’apertura slitta a quando ci saranno le condizioni, ovvero collaudi della struttura e personale per l’attivazione di 14 posti di intensiva ed altrettanti di sub-intensiva sugli 84 previsti. Solo allora taglierà il nastro quella che Storti declassa al ruolo di palestra dove sperimentare cure ad alta intensità. Una palestra dove, secondo Storti, dovrebbero allenarsi medici e personale infermieristico che il bando regionale è destinato a raccattare piuttosto che reclutare visto che si basa sui doppi turni da effettuare a rotazione nei giorni di riposo. Una scelta decisamente in controtendenza con le indicazioni di Bertolaso, a cui la regione si è affidata e che ha definito la struttura “complicata da gestire per cui ci vogliono equipes assolutamente preparate (cfr Il Resto del Carlino dell’8 maggio 2020).”
Una situazione paradossale, che, per la Lega, è sintomatica della pessima gestione della sanità da parte della giunta Ceriscioli che ha preferito:
- autoreferenzialità ed approssimazione al posto di strategica e funzionale programmazione;
- depauperamento anziché rafforzamento dei presidi e degli organici della sanità pubblica per la mancata capitalizzazione delle competenze sviluppate in emergenza attraverso il potenziamento dei reparti di terapia intensiva esistenti
- trasformazione in manodopera da “caporalato” l’eccellente lavoro di sanitari e personale infermieristico anziché tutelarlo come preziosa risorsa
- riduzione anziché potenziamento della qualità dell’assistenza e del personale per la normale funzionalità di quelle terapie intensive che si vorrebbero liberare con l’attivazione di percorsi misti tra ospedali no-Covid e ospedale-Covid in fiera.
“Scelte scellerate con un impatto devastante su organici e reparti già ridotti all’osso con il rischio, da non sottovalutare, che medici ed infermieri che dovessero infettarsi nel corso del turno a Civitanova possano trasferire il contagio nel proprio ospedale – conclude l’onorevole Patassini – Persino il ricorso a nuove assunzioni come risoluzione delle criticità nell’immediato è assurdo: l’addestramento supplettivo di un infermiere che presterà servizio in intensiva del livello richiesto è di almeno 6 mesi: come si provvederà nel frattempo all’assistenza?”